FUORI TEMPO MASSIMO

Con il massacro dei diritti sociali (job acts) e quelli di cittadinanza (Costituzione) il governo Renzi si è portato un bel pezzo avanti nel suo programma neoliberista del tutto in linea con i dettami di Bruxelles. Stia attento il giovanotto che da qui in avanti sarà meno utile e forse potrebbe cominciare anche a ricevere qualche cannonata da dove meno se lo aspetta.
Oppure no, novello duce (ma in sedicesima) potrebbe tentare la via del vero populismo (ma non gli riesce fino in fondo. Non è credibile) e farsi beffe dei poteri forti.
Intanto ha piazzato i suoi in ogni dove, garantendosi per il futuro un bel po’ di potere da far pesare quando le vacche saranno più magre.
Sa benissimo che il PD è un nido di serpenti, anche perché è stato allevato da lui. Ma sa anche che tiene in pugno tutti con la legge elettorale che garantisce posti solo ai nominati. E sia mai detto che la minoranza-minorata “DEM” non si caratterizzi per il suo squisito senso di responsabilità. Come avrebbe detto Capannelle “ma ti fanno lavorare”.[1]
Colpisce invece il silenzio, il nostro silenzio e di chi ci dovrebbe rappresentare. La CGIL porta in giro la “carta dei diritti del lavoro”.
Onorevole cosa se non fosse che c’era già e l’hanno distrutta senza colpo ferire, con l’amichevole e bonaria partecipazione dei “responsabili”.
In Italia piangono le madonne e quando pianse la Fornero, infatti, le madonne fioccavano che era un piacere. Ma le forze intermedie, abituate da decenni di antiberlusconismo da 4 soldi, come nella fiaba di “al lupo al lupo” questa volta non solo non sono stati creduti.
Hanno rinunciato all’azione.
Per dire anche dell’abusata fiducia che in questi tempi pare tornare verso i “partiti di una volta”. Così Michele Prospero, benemerito (dico sul serio) studioso, ci propone una ricetta nel suo voluminoso lavoro[2] che non è altro che il ritorno al passato. Uno su tutti, il partito di Togliatti, a suo dire composto di una formidabile combinazione fra diffusione sul territorio sia fra iscritti che non, diretto da un nucleo di militanti agguerriti e culturalmente preparati.
Ha ragione Prospero, in linea ideale. Ma non viene mai a nessuno il dubbio che quel partito così ben diretto da quadri preparatissimi (ma sarà stato poi vero?) abbia invece contribuito a tutta una serie di attitudini che sono traslate quasi per intero nel “partito della nazione”? Ovvero, conformismo culturale, morale piccoloborghese, amore per il potere (grande amore per il potere) elogio della modernizzazione e dell’efficienza, fideismo? Davvero davvero Renzi è un marziano (non Marxiano) nella genesi PCI-PDS-DS-PD?
Oppure si trovano risposte “antagoniste” e operaiste (ancora?) dove invece il buon Tronti non disdegna di presentare libri con la Boschi.[3] Chissà la “rude razza pagana” degli operai cosa pensa. Ah, già, quella razza non esiste. C’era solo nei libri di Tronti.[4]
Operaisti dell’ultima ora come il buon Gigi Roggero, che in diluvio di parole (Antonio Negri docet) ben messe e ben scritte (e sempre d’effetto) fra “nemici” da abbattere , “antagonismi” , “scontro di classe” e “soggettività” ad iosa [5] non c’è una pagina dedicata a come pensare una costruzione di una oggettività diversa. Fra le maglie del capitale, ci sono, appunto, le maglie del capitale[6].
In ultima il nostro non disdegna di considerare la risposta anarchica perché nichilista. Et voilà, un centinaio di anni di discussione demolito in una frase. Anarchico/Nichilista. Nemmeno i mattinali della questura dipingevano così gli anarchici negli anni ’70.
No, non era tutto oro quello che luccicava, perché non erano i partiti (spesso incapaci di uscire da un conformismo asfissiante) né le sciagurate “avanguardie” (scelte da chi? Da se stesse, come sempre, nel loro contorto linguaggio che per distruggere il capitalismo non ha mai disdegnato di amare e ricercare il potere, le disuguaglianze, insomma i più uguali degli altri).
Quello che luccicava era la partecipazione di una classe che si sentiva tale e che poteva pensare di operare un cambiamento senza l’autoritarismo e senza buttare il cervello all’ammasso. Nel mentre il governo va come un treno sulla strada del passaggio da quello che rimaneva di una repubblica democratica ad una postdemocrazia (C. Crouch, Postdemocrazia, Bari, Laterza, 2004.).
E non si sa se fanno cascare le braccia più i suoi o chi cerca ricette nel passato per combatterlo.

[1] M. Monicelli, “I soliti ignoti”
[2] M. Prospero, Il nuovismo realizzato. L’antipolitica dalla Bolognina alla Leopolda, Bordeaux, 2015.
[3] http://formiche.net/gallerie/maria-elena-boschi-con-galli-della-loggia-presenta-il-nuovo-libro-di-mario-tronti-le-foto/
[4] M. Tronti, Operai e capitale (1966), DeriveApprodi, 2013.
[5] G. Roggero, Elogio della militanza. Note su soggettività e composizione di classe DeriveApprodi, 2016.
[6] Per non parlare del linguaggio che ci ricorda Toni Negri e la sua guerra ….per conto terzi.

Andrea Bellucci