Come Volevasi Dimostrare

Un mese fa un grande clamore fu scatenato all’apparire dei dati (venduti come altamente positivi) sull’andamento dell’occupazione nel primo trimestre del 2015. Era l’effetto del job act, fu detto. Siamo già intervenuti per precisare come effettivamente stessero le cose e che nessun miracolo era avvenuto (http://www.ucadi.org/component/content/article/43-economia/382-osservatorio-politico-n-7-04-giugno-2015). Da molte parti, comunque, era stato avanzato l’avvertimento di non cantare troppo presto vittoria e di aspettare l’andamento dell’occupazione nei mesi successivi.
Ebbene, nel silenzio più totale, sono usciti i dati di maggio e tutto è rientrato nella più
assoluta normalità (Il Sole 24 Ore, a. 151, n° 173, 25 giugno 2015, p. 10): quello che conta è ancora una volta è il confronto con l’analogo mese del 2014, che occorre ricordarlo è stato l’anno peggiore sul fronte occupazionale.

Salgono di circa 20.000 unità i contratti a tempo indeterminato e di circa 7.000 quelli a
tempo determinato, scendono di 10.000 le collaborazioni (ma non dovevano scomparire?), di 3.600 circa il numero dei nuovi apprendisti e di circa 8000 le altre tipologie. Nel complesso il saldo vede una crescita rispetto allo scorso anno di 3.871 contratti; mirabolante! Sarebbe positiva la crescita dei contratti a tempo indeterminato, se non sapessimo che questi, grazie al job act, non sono realmente stabili, ma rappresentano una nuova forma di precariato con incentivi economici per il datore di lavoro.