Cassa integrazione

La Cassa Integrazione Guadagni (CIG) nel mese di maggio 2014 ha avuto una reviviscenza dell’11,95% rispetto ad aprile (96.444.168 ore, contro 86.839.697), ma segna un trend negativo nel raffronto tra i primi cinque mesi dell’anno di -0,76% (487.992.514 nel 2014 contro 491.729.659 nel 2013). Ma tra le varie tipologia di CIG gli andamenti risultano differenziati. Quella ordinaria (CIGO) è in calo sia nel confronto mensile (22.187.875 ore contro 22.530.336, -1,52%) che nel confronto sul periodo dei cinque mesi (119.485.669 contro 123.156.979, -29,81%). Di converso quella straordinaria (CIGS) cresce sia nel confronto mensile (62.301.057 contro 46.948.800, +32,7%) che in quello del periodo dei primi cinque mesi dell’anno (271.157.934 contro
212.372.855; + 27,56%). Ciò, in tempi di crisi profonda, non stupisce, in quanto la cassa ordinaria è rivolta a problemi aziendali di corto respiro e ha una durata molto limitata nel tempo (tre mesi prorogabili, in via eccezionale, fino ad un massimo di un anno); mentre quella straordinaria è rivolta a ristrutturazioni, fallimenti e crisi aziendali di particolare rilevanza. Non a caso nel recente jobs act si prevede che scompaia la cassa
integrazione in caso di cessazione dell’attività dell’azienda o di un ramo di essa, e l’erogazione sarà concessa solo nel caso in cui non sia possibile ridurre contrattualmente l’orario di lavoro.
Discorso a parte merita la Cassa in deroga (CIGD). Il suo andamento è in calo sia sul piede mensile (11.925.261 contro 17.359.171, -31,13%), che in quello del periodo del primo semestre (112.866.447 contro 134.509.000, -16,1%) e la previsione è quella di abolirla a favore del Naspi, che si dice dovrebbe riguardare una platea più ampia di perdenti lavoro, includendo i precari. Ora, è vero che i sindacati sono in disaccordo in
quanto la Cassa in deroga, di recente istituita in piena crisi e per far fronte alle nuove esigenze, era oggetto di contrattazione; per loro, quindi, la sua abrogazione costituisce una perdita di potere. È anche vero, però, che essa mirava a settori particolarmente importanti e tutelava i lavoratori coinvolti collettivamente. Il nuovo assegno unico di disoccupazione tutelerà i singoli in relazione alla metà dei mesi effettivamente lavorati negli ultimi quattro anni, fino ad un massimo di due, col che i precari dovranno dimostrare quanti sono stati i mesi effettivamente lavorati (cosa impossibile, ad esempio, per le partite IVA) ed i lavoratori di un azienda in crisi che subiranno trattamenti differenziati, a volte con una copertura inferiore ai due anni. Altrimenti non si capirebbe come, ampliando la platea degli aventi diritto, il risparmio derivante dall’annullamento della cassa in deroga potrebbe coprire interamente il Naspi: se i lavoratori tutelati saranno di più, i trattamenti dovranno per forza risultare inferiori. Il Governo proclama di voler superare la logica emergenziale che sottende la CIGD, ma il
problema è che prima di superare la logica emergenziale occorrerebbe superare l’emergenza stessa.