I guai di Biden

Malgrado la pioggia di ordini esecutivi con i quali il nuovo Presidente USA ha cercato di realizzare un’inversione di rotta della politica del paese, certamente significativi in relazione a clima, ai rapporti con l’organizzazione mondiale della sanità, alcuni aspetti della politica estera ecc. per quanto riguarda la politica interna ha incontrato alcune significative resistenze.
Le prime difficoltà vengono da un elemento che fa parte del sistema istituzionale del paese. Le contemporanee elezioni del Congresso, degli Stati e delle Contee hanno visto il paese dividersi (anche se grazie al voto della Vicepresidente i democratici dovrebbero poter controllare il Senato). Tuttavia la polarizzazione delle posizioni politiche ha fatto sì che a livello degli Stati, Governatore, Camera e Senato appartengano alla stessa parte politica. Questo fenomeno conosciuto come “trifecta” permette a 38 Stati a maggioranza repubblicana e a 23 gestiti dai democratici di legiferare, nelle materie nelle quali Camera e Senato sono bloccati, con norme decisamente differenziate. Così avviene per molte materie “sensibili”, popolazione LGBT, aborto, politica della sicurezza, discriminazione razziale, sanità. Ciò fa si che nel paese viga una legislazione sostanzialmente balcanizzata, senza che lo Stato federale e i suoi organi abbiano la possibilità di intervenire.
Inutile dire che questa situazione riduce e di molto le possibilità operative strutturali del Presidente, ostacolando i suoi sforzi di scalfire la tenuta del blocco conservatore.

L’opposizione dei cattolici integralisti

Forse proprio perché Biden è un cattolico l’opposizione della componente cattolica tradizionalista e integralista farà di tutto per ostacolarlo nelle sue politiche di apertura dl finanziamento pubblico dell’aborto, delle leggi sull’uso di stupefacenti, nelle aperture relative alla politica migratori, nella legislazione contro la discriminazione razziale e delle leggi che riguardano la componente LGBT. Su questi temi i cattolici, feroci oppositori della Chiesa di Francesco convergono con le componenti evangeliche più retrive che costituiscono l’asse portante dell’elettorato trumpiano.
L’attacco, durissimo, è arrivato dall’arcivescovo di Los Angeles Jose Gomez, Presidente della Conferenza dei vescovi cattolici Usa (USCCB, in pratica la Cei americana) ha duramente attaccato il nuovo presidente nel giorno del suo insediamento. L’arcivescovo ha dichiarato che le politiche adottate da Biden “faranno avanzare il male morale e minacceranno la vita e la dignità umana, in maniera più grave in materia di aborto, contraccezione, matrimonio e genere”. Per questo motivo Gomez e la maggioranza dei vescovi USA esprime grave preoccupazione […] per la libertà della Chiesa e dei credenti di vivere secondo coscienza”.
Biden Viene accusato di opportunismo politico per aver recentemente ribaltato le sue decennali posizioni sull’Emendamento Hyde, il provvedimento legislativo che impedisce l’impiego di fondi federali per l’aborto, a meno che non sia a rischio la salute della donna o se la gravidanza è frutto di incesto o stupro.
Per Gomez l’aborto è anche una questione di “giustizia sociale“, perché “non possiamo ignorare il fatto che le percentuali di aborti siano molto più altre tra i poveri e le minoranze e che la procedura è usata regolarmente per eliminare i bambini che nascerebbero con delle disabilità”.
Il cardinale di Chicago Blase Cupich, ha definito queste dichiarazioni “sconsiderate”, accusando Gomez di aver manipolato i vescovi USA che sarebbero venuti a conoscenza delle dichiarazioni del Presidente della Conferenza Episcopale senza che vi fosse stata una preventiva discussione collegiale.
Le diverse posizioni politiche che agitano l’episcopato Usa hanno indotto il Pontefice a evitare le polemiche e ad inviare un messaggio al nuovo presidente auspicando “il popolo americano possa continuare a trarre forza dagli elevati valori politici, etici e religiosi che hanno ispirato la nazione sin dalla sua fondazione”.
Biden ha replicato esponendo ostentatamente nello Studio Ovale della Casa Bianca, una foto del Papa.

Repubblicani e centro destra dei democratici uniti contro la sinistra democratica

Alla base dell’alleanza tra le diverse componenti del Partito Democratico c’era il rispetto dell’accordo sul sostegno ai punti chiave del programma democratico frutto di una difficile e faticosa mediazione tra le sue diverse componenti. Già in questo primo scampolo di legislatura l’alleanza tra repubblicani e democratici di centro destra ha portato alla bocciatura della proposta di introdurre il salario minimo a 15 dollari l’ora, il che fa pensare anche in altre occasioni si produrrà una convergenza simile. Sarà quindi compito di Biden trovare le mediazioni e le alleanze necessarie affinché il blocco sociale e politico che lo sostiene non si dissolva, anche perché la componente trumpiana rimane forte nel paese e controlla, almeno per ora, larga parte degli eletti
soprattutto a livello dei singoli Stati. Il solo modo con il quali Biden può tenere insieme la coalizione che l’ha sostenuto è quello di sfruttare la pur esigua maggioranza della quale dispone, per imporre provvedimenti di carattere generale che riguardano i problemi di coesione sociale ed economici del paese. Oggi il paese è profondamente diviso, bisogna prioritariamente vincere la pandemia, costruire un sistema sanitario universale e rilanciare l’economia. Mentre una convergenza tra diverse componenti del paese può essere realizzata intorno alla battaglia contro il virus già il tentativo di andare verso un sistema sanitario universalistico trova fortissime resistenze non solo nelle lobbies assicurative ma nella mentalità stessa del cittadino medio americano, nemico
di tutto ciò che anche lontanamente somiglia a una protezione sociale di stampo anche lontanamente socialista: Particolarmente difficile appare il rilancio dell’economia e non solo a causa della pur rilevante concorrenza cinese sul terreno dell’economia globalizzata. E tuttavia gli USA non sembrano orientati verso l’economia green nella versione neocurtense, condivisa da larga parte dell’Europa, ma puntare a una politica di
rinnovamento energetico e di tutela dell’ambiente che non sembra aver fatto delle chiare scelte economiche anche perché non sembra aver un progetto per affrontare le crescenti disuguaglianze e soprattutto ricucire i rapporti con quella larga parte della popolazione sempre più urbanizzata e al tempo stesso impoverita, che costituisce larga parte del suo elettorato e del paese.
In una parola la politica economica USA non sembra voler imboccare una strada chiara. Sarà Baiden capace di uscire dal guado ? Questa è la più grande incognita della sua presidenza insieme all’adozione di una nuova politica migratoria e verso l’inclusione delle minoranze, e quindi della popolazione di colore e dei latinos. Se si sceglie di non avere come punto di riferimento la componente bianca e di origini europee e storiche del paese, peraltro numericamente in declino bisognerà ben dar vita a delle nuove alleanze sociali tra le componenti emergenti della società.

G,L.