The day after

Il giorno dopo le elezioni in Emilia Romagna la sensazione è quella dello scampato pericolo, unita all’orgoglio per la furbizia dimostrata nell’aver sollecitato e sponsorizzato il voto disgiunto, raccogliendo voti per il governatore non solo tra le liste di sostegno, ma anche tra gli altri elettori di sinistra e perfino tra i votanti della destra: certo l’operazione è stata facile anche perché la candidata della destra oltre ad essere oscurata dall’ingombrante sponsor, era e resta notoriamente una nullità assoluta. Lo sanno bene gli elettori bolognesi che hanno avuto modo di ascoltarne gli interventi al Consiglio Comunale di Bologna nella diretta delle sedute effettuate da Città del Capo (la radio del circuito di radio popolare che trasmette in diretta le riunioni del Consiglio).
È perciò difficile dire se il mancato voto per la candidata leghista si deve ai meriti del Governatore uscente o alla volgarità, al vuoto assoluto di capacità di pensiero e ancor meno di azioni pratiche, della sua avversaria. Il lavoro disuggerimento sui social di utilizzare il voto disgiunto, il passa parola sulle modalità di voto per evitare la iattura di
un’ameba inconsistente, hanno fatto il resto e con queste premesse è bastato portare la gente a interessarsi, a votare (le sardine), e la partecipazione di massa al voto ha fatto il resto: come non tenere conto che gli ospedali di domenica in Emilia Romagna non sono chiusi, come affermava la leghista che prometteva di aprirli? come non sapere che l’Emilia Romagna non confina col Trentino ? come andare dietro alle speculazioni sul caso Bibbiano che ha criminalizzato un’intera comunità per i comportamenti di alcuni? come guardare con favore al Governatore della Lombardia che con faccia cadaverica ti dice che è venuto a liberarti, lui che sponsorizza alla grande la sanità privata della su Regione a discapito di quella pubblica ? e infine come non pensare che qualcuno potrebbe venire a suonare al tuo citofono per dirti che si dice di te che spacci.
C’è n’è abbastanza per reagire. ma questo non significa che tutto va bene, che i problemi non ci sono ed è tutto risolto.

Una regione divisa

Se si guarda la mappa della distribuzione dei voti si vede che il voto di sinistra si concentra sull’asse della via Emilia, mentre cala nell’Appennino, nella pianura ferrarese, forlivese e piacentina; altrettanto avviene intorno a Rimini.
Ciò che colpisce è la continuità territoriale delle diverse aree, a dimostrazione che sul territorio è avvenuta una redistribuzione del consenso che andrebbe indagata. Tentiamo di farlo sia pur sommariamente.
Relativamente all’area del piacentino che di fatto gravita sulla Lombardia si nota un forte invecchiamento della popolazione, con presenza diffusa di badanti provenienti dai paesi dell’Est. Le nascite sono fortemente condizionate dalla fertilità della popolazione immigrata e quindi il peso della questione migratoria diventa rilevante con i migranti residenti intorno a 15% della popolazione. Quelli di loro che sono lavoratori vanno a alimentare le necessità dell’agricoltura, dell’allevamento e le piccole imprese edilizie e di manutenzione.
Diverse le problematiche caratterizzanti Ferrara e provincia dove particolarmente sottovalutata è la crisi del settore della pesca nelle aree del delta del Po, con l’individuazione della controparte nelle politiche europee: opinione comune è che la politica nazionale e regionale non tuteli in settore. Di rilevante importanza la produzione agricola nella quale vengono impiegati gli immigrati che tuttavia sono presenti in un numero minore rispetto alle altre province. Di crescente importanza il settore alberghiero e turistico concentrato sui lidi ferraresi. Da qui un forte processo di
terziarizzazione dell’economia in atto che si rifletto sulle attività produttive nel loro complesso..
Elemento comune alle due province esaminate è la comune struttura della composizione migratoria che vede la prevalenza dei rumeni, seguiti da albanesi e da altri migranti provenienti dai paesi dell’Est Europa. Questa presenza si concentra nelle attività agricole e di assistenza e in attività tipiche del settore terziario e caratterizza anche in parte la provincia di Forlì Cesena, che mentre ha visto nelle elezioni cittadine prevalere lega o 5 stelle nelle recenti elezioni regionali ha dato la maggioranza dei consensi al Presidente uscente della Regione. Le considerazioni relative alla
composizione di classe e alle attività produttive vanno estese anche a Rimini e provincia che registra anch’essa una diffusa presenza leghista.
Tutto ciò premesso la distribuzione del voto e la prevalenza lungo l’asse della via Emilia del centro sinistra si spiega anche tenendo conto del consolidato radicamento dei centri di direzione delle componenti del PD tradizionalmente istribuiti tra Modena e Ravenna, in questo caso alleate e convergenti intorno alla figura del Governatore uscente, al di la
del loro tradizionale campanilismo.

Ma c’è un’altra Emilia Romagna

Tutto chiaro, dunque? Se esaminiamo il comportamento elettorale in relazione alla dimensione demografica dei comuni notiamo che la Lega ottiene i suoi maggiori successi, sfiorando il 50% dei consensi, nei comuni sotto i 2mila abitanti, consensi che decrescono man mano che ci si avvicina ai comuni maggiori, con una popolazione superiore ai 60mila abitanti dove la Lega scende sotto il 30% dei voti, perdendo in questo passaggio oltre 20 punti percentuali.
L’andamento dei voti al Pd è quasi perfettamente speculare rispetto a quello leghista, con un aumento progressivo dei consensi man mano che ci si avvicina ai grandi centri urbani dove ottiene il 34,2% nei comuni più piccoli e arriva al 50,8% nelle città con più di 60mila abitanti. Risulta così evidentissima la frattura tra aree rurali/periferiche e aree
urbane/centrali e diviene evidente l’esistenza di “due Emilie”, molto diverse tra loro per profilo geografico, peso demografico e comportamento elettorale; quella periferica e appenninica e quella centrale e urbana. Malgrado i risultati ottenuti la Regione rimane dunque contendibile, quindi il problema non è superato.
Perché la sinistra ritorni stabilmente ad essere maggioranza e a godere di credibilità e consenso diffuso deve spostare la sua proposta politica a sinistra per “recuperare” il rancore di quegli elettori che si sono sentiti e si sentono abbandonati da politiche compromissorie che penalizzano soprattutto i “penultimi”, Che la strada sia questa lo dice il risultato delle formazioni di sinistra su posizioni di classe sia all’interno dello schieramento di centro sinistra che alla sua sinistra che se incluso in una alleanza larga di sinistra darebbe stabilità al quadro politico..
Su questo tema saranno decisivi i confronti e le politiche che il nuovo Governo regionale saprà mettere in campo sulla tutela dei diritti dei lavoratori e le politiche del lavoro, la lotta per il ripristino della giustiziabilità dei diritti (abolizione del Job Act), la tutela dell’ambiente, il confronto sull’autonomia differenziata e l’esclusione dell’intervento sulla scuola pubblica da parte della Regione, in modo da garantire l’unità e l’uguaglianza della Scuola della Repubblic.
Solo a queste condizioni si possono creare le premesse per recuperare consensi e le capacità del Governo regionale saranno misurate sulla base di quanto esso saprà fare a meno della presenza di formazioni politiche di centro, come ”Italia Viva” oppure “Azione”, formazioni politiche senza futuro, almeno in Regione, posto che le spoglie di Forza Italia che esse meditano di saccheggiare sono state abbondantemente divise tra fascisti e sovranisti leghisti.
Del resto è conforme alla tradizione romagnola e emiliana schierarsi nettamente sui due fronti opposti: una lezione che i 5stelle non hanno voluto capire, ostinandosi a presentarsi come una terza forza, né di destra né di sinistra mentre in Regione si oscillava tra coppa e sardine, con poche prospettive vegane, ci si perdoni la metafora culinaria!
Ebbene, in questa situazione la sinistra deve potersi riappropriare delle tradizioni di solidarietà e di socialità della popolazione romagnola e saper proporre un modello inclusivo di società che abbia cura di conciliare innovazione e tutela dei diritti, impegnandosi prima di tutto sul terreno dell’uguaglianza sostanziale non solo verso i penultimi, ma anche gli ultimi, riconciliandosi con le nuove componenti della popolazione in una Regione che come tutte le altre Regioni italiane invecchia e vede aumentare il peso di questa componente di cittadini che necessita di assistenza e conforto sociale e sanitario, di servizi efficienti e solidali ed ha quindi bisogno di ricorrere ai migranti soprattutto se vuole disporre delle risorse necessarie a far crescere le capacità produttive in Regione.

G. L.