Ricordando Piero Scaramucci

Nei ricordi di molti di noi occupa un posto molto importante il Bollettino Giornalisti Democratici, un insieme di fogli ciclostilati redatti a cura del Comitato dei giornalisti per la libertà di stampa e per la lotta contro la repressione diretto da Piero Scaramucci. La pubblicazione fondata nel 1970 ci forniva le informazioni che la stampa ufficiale e di regime non faceva passare; i suoi contenuti venivano commentate e discusse nei tanti gruppi della sinistra di classe e a volte rilanciate attraverso volantini nelle fabbriche, nelle scuole, nei quartieri.
Dopo quella esperienza nel 1976 venne fondata Radio Popolare, anche questa da lui diretta e conosciuta come la emittente storica della sinistra milanese; la radio si presentava come “un’emittente indipendente, imperniata su una cooperativa formata da lavoratori e collaboratori, con la partecipazione di rappresentanti di forze politiche e sindacali” ed è cresciuta negli anni fino a costituire un network delle radio legate alle lotte sociali che opera ancora oggi.
Instancabile, Piero Scaramucci fu tra i fondatori del Gruppo di Fiesole, impegnato a riscrivere regole e codici dell’informazione in Italia e a smascherare la commistione tra informazione e pubblicità, a mettere in luce i rapporti tra magistratura e informazione, imponendo il rispetto della deontologia professionale dei giornalisti e carte dei diritti. sostegno della libertà di stampa, e in difesa della libertà di informazione.
Piero Scaramucci si distinse per sensibilità politica e umana, e per una grande professionalità che ha trasmesso a generazioni di giornalisti, formatisi alla sua scuola.
Scrisse a quattro mani, con Licia Pinelli, il libro dedicato alla figura del ferroviere anarchico “Una storia quasi soltanto mia” , sui fatti di piazza Fontana, presto mandato al macero dall’editore per sottrarlo alla lettura e alla conoscenza. Militante dell’AMPI di Milano fu sempre presente e partecipe alle iniziative antifasciste.
E’ stato salutato con funerali laici e la sua bara è stata ricoperta in segno di affetto anche con una bandiera anarchica.
A lui vada il nostro saluto e il nostro grazie!