Cosa c’è di nuovo…

SCHIAVI

Il Governo, che ha solennemente dichiarato di aver abolito per decreto la povertà, ha lavorato alacremente per restaurare la schiavitù e continua a farlo. Al servizio della filiera del pomodoro e degli agrumi si sono create delle baraccopoli utilizzate dai migranti, lavoratori occasionali, uomini e donne spesso senza permesso di soggiorno, anzi prodotti ad arte dal Ministro dell’Interno che ha provveduto a togliere loro lo status di rifugiato e a renderli clandestini e ricattabili, trasformandoli in schiavi necessari del lavoro nero.
E’ stata un’operazione attentamente programmata: in una prima fase sono stati bloccati i nuovi arrivi diffondendo la panzana che c’erano in giro 600 mila clandestini e che sarebbero stati rimpatriati, che il bullo di Milano se votato li avrebbe rispediti a casa a cento espulsioni al giorno! Poi il bullo ha bloccato i porti impedendo gli sbarchi, si è messo d’accordo con gli schiavisti libici che detengono i migranti perché li detenessero a pagamento, impedendo loro di partire, consapevole che li avrebbero torturati, violentati, e a volte uccisi. Poi, interrotti i flussi e accertato che i potenziali schiavi da gestire ammontavano a 90 mila, li ha considerati sufficienti a alimentare il mercato clandestino del lavoro.
Per raggiungere questo obiettivo doveva ostacolare l’integrazione e perciò ha provveduto a eliminare i sistemi d’accoglienza e integrazione predisposti, gli SPRAR che funzionavano, per reclutare ulteriori braccia per il mercato clandestino del lavoro fra gli espulsi e trasformati in clandestini. La prima e più nota vittima di questa strategia è stato il sindaco di Riace, Mimmo Lucano, imputato di reati e soprattutto allontanato dal suo Comune. Gli agrari, grati, hanno ringraziato, eleggendo il leghista in una delle aree di maggiore utilizzazione di questi nuovi schiavi, relegati in baraccopoli, vittime di incendi o fatti oggetto di colpi di fucile e abbattuti come bestie. Il ghetto di San Ferdinando è la dimostrazione plastica di tutto questo!
Così la filiera del pomodoro e degli agrumi, come l’agricoltura che alimenta il mercato della verdura fresca, può disporre della manodopera necessaria a prezzo stracciato. Per coglierne l’importanza economica occorre considerare che ad essere coinvolte non sono tanto le industrie conserviere, ma il mercato della vendita al dettaglio dei prodotti freschi, alimentato da prodotti diversificati per qualità e tipo (non solo san marzano ma piccadilly, ciliegino cumone, ecc. per restare al pomodoro), di fragole e di arance, di verdura di ogni tipo, dai prezzi al dettaglio sufficientemente elevati per essere remunerativi. Ma questo a condizione di poter disporre di una forza lavoro a basso costo.
E’ pur vero che il Governo ha approvato una legge contro il caporalato, legge finalizzata a colpire la rete di intermediari che procacciano e gestiscono la manodopera migrante, ma questa legge resta inapplicata e il Ministro degli Interni lo sa bene, visto che di fatto controlla e gestisce gli accampamenti occasionali e le baraccopoli di lavoratori migranti. Per lui che ama le felpe e le divise, nonché le armi, il grado adatto è quello di caporale, procacciatore di manodopera clandestina con le sue politiche.
Il super sfruttamento dei migranti si inserisce ed è funzionale con un mercato del lavoro, depresso da un’offerta di manodopera a basso costo che accetta di svolgere i lavori più gravosi e quelli per condizione di lavoro e orari che incidono con un maggiore impatto sulla vita sociale (fornai, camerieri, commessi, ecc.) e quelli ultra precari come l’attività di rider che rendono possibile le attività delle multinazionali che eliminano il piccolo commercio al dettaglio.
Non è un caso che anche il Governo abbia capito che occorre un provvedimento che introduca il salario minimo. Sarebbe naturale la convergenza sul provvedimento di 5stelle, Pd e sinistra ma il bisogno di attribuirsi il merito del provvedimento ha impedito ogni accordo. Altra forma di schiavitù viene praticata dai fascisti stupratori di Casa Pound, coccolati dal Ministro degli Interni: i fatti di Viterbo sono solo l’ultimo episodio di una lunga e tradizionale catena di stupri e violenze che sono connaturati al macismo fascista, ma fanno parte di una visione unitaria e coerente dei rapporti sociali e produttivi.