IL PANTANO NIGRINO

A Parlamento chiuso per fine della legislatura i parlamentari uscenti hanno commesso la loro ultima infamia: hanno votato l’invio di militari italiani in Niger con il compito dichiarato di formare l’esercito nigeriano per renderlo capace di svolgere le sue attività e di presidiare il confine con la Libia per esercitare un’ attività di contrasto all’emigrazione. Si tratta di un’attività criminale: spieghiamo perché.

Aiutiamoli a casa loro

Da un po’ di tempo lo slogan originariamente salviniano è stato adottato da pdessini e cinquestelle senza che costoro spiegassero cosa significa veramente. Per capirlo analizziamo le cosiddette regole di ingaggio del corpo di spedizione italiano: addestrare l’esercito nigeriano a svolgere il suo compito. Ciò significa renderlo più efficiente nel sostenere l’attuale presidente  Mahamadou Issoufou,  nato nel 1952, in politica dal 1993, che fino all’età di quaranta anni ha lavorato come direttore nazionale delle miniere e dal 1980 al 1985 ed è divenuto segretario generale della Compagnia Mineraria del Niger (SOMAIR): è in politica dal 1993.
Per capire l’interesse soprattutto della Francia per il Niger occorre ricordare che il Paese è il quarto produttore di uranio al mondo. Capofila delle società estrattive straniere nel Paese è la società Areva, leader mondiale dell’energia nucleare civile, controllata all’80% dallo Stato francese. La società gestisce dagli anni ’70 concessioni pluridecennali che le hanno garantito il monopolio nell’importazione-esportazione dell’uranio, monopolio insidiato attualmente dalla Cina, Corea del Sud, Canada, Brasile, India, Australia e Spagna
La principale produzione di uranio è localizzata nei pressi di Arlit e Akokan, cittadine della regione nordorientale di Agadez, dove si trovano due delle più grandi miniere d’uranio al mondo, che da sole garantiscono oltre il 33% del fabbisogno delle centrali nucleari francesi. Queste miniere sono gestite rispettivamente da SOMAIR (Societé minière de l’Aïr, controllata al 63.6% da Areva e al 36.4% dall’Ufficio nazionale delle risorse minerarie del Niger, l’ONAREM, attraverso la SOPAMIN, compagnia mineraria nazionale ex datrice di lavoro del Presidente) e da COMINAK (Compagnie Minière d’Akouta posseduta per il 34% da Areva, il 31% dal Niger, il 25% dalla giapponese Overseas Uranium Resources Development Co. e il 10% dalla spagnola Enusa SA),
L’attuale Presidente, al potere dal 2011, è stato sostenuto in una prima fase dall’élite economica nazionale che gestisce insieme alle compagnie francesi l’industria estrattiva, per poi rivolgersi, dopo la caduta sul mercato mondiale del prezzo dell’uranio seguita all’incidente alla centrale nucleare di Fukusima in Giappone, alla classe mercantile (e trafficante) del paese.
Il Niger è il Paese dove i bambini sono maggiormente minacciati ed esposti a rischi per la loro vita e il loro sviluppo e la percentuale di minori in età scolare fuori dalla scuola è del 55%. Il Niger detiene il primato dei matrimoni precoci tra le ragazze, con il 60% delle giovani tra i 15 e i 19 e nelle campagne 9 su 10 ragazze con età inferiore è sposata e ha almeno un figlio. A fronte di una natalità così alta il Niger è il terz’ultimo paese più povero del mondo e la sua economia si basa per l’80% sull’agricoltura di sussistenza e l’allevamento del bestiame. Le miniere ne devastano il territorio e inquinano le falde acquifere. Sostenere il governo attuale del Paese è dunque un bel modo – non c’è dubbio – per aiutare i migranti a casa loro, perpetuando all’infinito la vita e l’opera di governi corrotti e rapaci, i quali si sono impossessati e si impossessano a vantaggio dei chi li compone, di ogni finanziamento allo sviluppo, di ogni risorsa messa a disposizione.
E’ questo il motivo per il quale la parola d’ordine “aiutiamoli a casa loro” è quanto di più sinistro i leader politici italiani possano dire!

In cooperazione con i francesi, ma ospiti degli americani

La missione italiana prevede a regime l’invio di 470 soldati in Niger, e viene presentata come una cooperazione italiana all’operazione Barkhane nel Sahel, per frenare l’afflusso dei profughi verso la Libia e poi l’Europa, condotta dai francesi. In realtà i primi 120 uomini verranno alloggiati alla periferia della capitale, Niamey e saranno ospiti degli americani, i quali dispongono di una missione militare nel Pese. I militari italiani non saranno schierati in basi avanzate nel deserto del Sahara, ma si affiancheranno alla missione statunitense Acota (Africa Contingency Operations Training and Assistance) che ha soprattutto compiti di sostegno della stabilità del governo locale. Dalle regole di ingaggio emerge una differenza sostanziale con i francesi, che invece fanno antiterrorismo e sono attestati nel fortino Madama, (costruito a suo tempo dalla Legione Straniera) quasi ai confini con la Libia.  La missione italiana sembra inoltre essere diretta a contenere il flusso dei migranti, prova ne sia che il Governo italiano ha già versato più di 100 milioni di euro al governo locale a questo scopo. I risultati ci sono stati: drastica riduzione dei flussi dai 330 mila del 2016 ai 62 mila del 2017».
In realtà l’addestramento dell’esercito nigerino ha come conseguenza il rafforzamento del potere dell’attuale Presidente e una funzione di prevenzione e di contrasto verso futuri colpi di Stato da parte dei suoi oppositori interni. La storia del paese è li a dimostrare i frequenti interventi dell’esercito nella vita politica per rimuovere governi scomodi alle potenze ex coloniali e soprattutto alla Francia. L’interesse strategico degli Stati Uniti al mantenimento dello statu quo trova le proprie motivazioni nell’azione di contrasto al terrorismo internazionale che ha una forte presenza nell’area per alcuni evidenti motivi: la disperazione e la fame sono il naturale brodo di coltura della Jihad.
Il Niger confina a nord con l’Algeria e la Libia, a est con il Ciad, a sud con la Nigeria e il Benin e a ovest con il Burkina Faso e il Mali. è perciò situato in una posizione strategica per intervenire sui traffici di quell’area che sono di uomini e donne, di merci e di droga. Si tratta dell’umus ideale per lo sviluppo del terrorismo che, alimentato dalle diseguaglianze sociali e dallo sfruttamento delle risorse naturali grazie all’alleanza tra le multinazionali e le borghesie predatorie locali, trova nel controllo del traffico di migranti una fonte di guadagno. I terroristi islamici odiano e disprezzano profondamente i migranti, considerati dei traditori perché invece di combattere la Jihad, scappano, abbandonano il campo e perciò vanno trattati come delle bestie, sfruttati, facendo loro pagare il pizzo, schiavizzati, violentati. I migranti da parte loro, identificano i terroristi islamici come un flagello naturale da affrontare per sopravvivere al viaggio.  Bisognerebbe ripetutamente spiegarlo a Salvini e Minniti i quali si ostinano a vedere una collusione tra terroristi islamici e migranti. Questo dato di fatto spiega perché è estremamente difficile per un estremista islamico nascondersi tra i migranti, poiché se scoperto rischia la morte.
Il corpo di spedizione italiano va dunque a svolgere una missione di sostegno politico a un governo coloniale, in nome e per conto delle multinazionali dell’uranio. Questo quando il prezzo dell’uranio sul mercato internazionale è in calo a causa della chiusura di molti impianti come quelli tedeschi, dell’invecchiamento delle centrali nucleari francesi e dei costi crescenti di manutenzione degli impianti (vedi Osservatorio economico, in questo numero).
In poche parole l’Italia è invitata a servirsi a tavola quando il banchetto è finito e il cibo è ormai avariato!

La violazione dell’art. 11 della Costituzione

Questa nostra ricostruzione dei fatti non è né originale né particolarmente acuta. Si tratta di fatti noti. Ma ciò significa che il Parlamento ha volutamente ignorato (a Camere sciolte, e quindi privo di legittimazione politica) il divieto costituzionale di fare ricorso alla guerra per risolvere le controversie internazionali è ha intrapreso un’azione di guerra contro il popolo del Niger in nome e per conto dei suoi governanti attuali, delle compagnie minerarie che lo sfruttano. a sostegno dei francesi e degli americani.
Il fatto è che nel 2018 scadono le concessioni per lo sfruttamento dell’uranio e i contratti vanno rinnovati. Perciò l’Italia pensa di sedersi al tavolo per dividersi la torta dei nuovi appalti e perciò paga il prezzo con la sua presenza militare nel paese.
Altro che azione di pace: missione di guerra economica nel quadro dell’inserimento dell’Italia in un grande mercato comune dello sfruttamento che mette insieme i paesi dell’Africa centrale e quelli rivieraschi del mediterraneo (Libia, Tunisia e Algeria) rispetto ai quali le diverse potenze europee e gli Stati Uniti dovrebbero dividere profitti e perdite nell’intero scacchiere.
La spedizione in Niger accentua la politica imperialista e neocoloniale sul mercato mondiale del nostro paese nel tentativo di contrastare, grazie alla presenza militare e al sostegno delle élite locali, la penetrazione cinese, indiana, sudcoreana e brasiliana in Africa.
Alla faccia del contrasto alla tratta dei migranti e all’emigrazione: il sornione Gentiloni ha colpito ancora.

Gianni Ledi